Al peggio non c’è mai fine. Così recita un noto proverbio. Ma con l’IMU 2013, forse, si è arrivati al massimo possibile. Infatti, a 2 settimane dalla scadenza del saldo, giornalmente arrivano notizie dal governo e dai vari rappresentanti politici che cambiano in continuazione le carte in tavola. La mattina ci dicono che si paga, il pomeriggio non si paga più e la sera che si paga solo una parte ma non in tutti i comuni, a dicembre o forse a metà gennaio. Caos? Di più!! Infatti, ormai a briglia sciolta, tutti si sentono in diritto di dire la sua e quindi l’uno inventa una "soluzione" e l’altro la smentisce subito dopo. E, come avevo previsto qualche post fa, anche la prima rata potrebbe tornare ad essere dovuta (la notizia è di stamattina). Si perché le entrate dello stato e dei comuni non bastano mai a coprire tutte le uscite che, nonostante le varie spending review annunciate e, più o meno, portate avanti il risultato non cambia mai: OCCORRONO PIU’ SOLDI!!
Anche i CAF lamentano il continuo l’andamento ondivago della normativa perché, dicono, "non c’è il tempo per fare i dovuti controlli e quindi si rischiano moltissimi errori e successivi contenziosi con i comuni".
E i commercialisti? Nessuno ne parla, forse non si vuole dare lo spazio necessario a chi, su questo fronte, subisce il peso più duro, ma fra i colleghi il malumore cresce. La consapevolezza di non riuscire più a far fronte a tutto questo caos continuo è forte, come forte è diventato il risentimento verso questa classe politica che ha reso ormai impossibile questo lavoro ed insostenibili i nostri ritmi di lavoro necessario, molto del quale viene fatto in modo gratuito allo Stato, nel solo interesse della diminuzione dei costi dell’amministrazione erariale.
"Si stava meglio quando si stava peggio…" dice il vecchio adagio.
Ridateci la vecchia ICI e la TARSU. Sono rimaste uguali o quasi per un ventennio. Si, un ventennio. Quante cose in Italia durano un ventennio…
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